La casa fiorita
La casa fiorita è un bagaglio di ricordi che porti con te, quando parti senza una meta vera o perlopiù sconosciuta.
Tutti noi migranti veri o inconsapevoli percorriamo il viaggio impervio della vita. Tutti noi migranti, abbiamo nell'anima una casa fiorita che è il simbolo del nostro segreto, che va scoperto ed ascoltato, mentre il viaggio si compie.
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Mauro Pipani_ 2014
Il respiro
dello sguardo
Il fatto che oggi si parli sporadicamente dei rapporti di amicizia tra artisti, potrebbe sembrare poco rilevante, trascurabile nel mondo dell’arte contemporanea e di poco interesse. Ma se guardiamo indietro nel tempo, leggendo la storia dell’arte e della letteratura, si comprende bene quanto invece siano fondamentali e quanto siano forti le relazioni tra queste due forme espressive che corrono parallelamente sfumando, a volte, l’una nell’altra, alimentandosi reciprocamente. A tal proposito, in un panorama artistico contemporaneo, lontano da ogni decorativismo formale, mi piace ricordare Jannis Kounellis, icona dell’Arte povera che amava definirsi “un poeta muto, un pittore cieco, un musicista sordo”. È stato detto che i suoi disegni e i suoi schizzi dominati dal nero dell’inchiostro e del carbone, simboli della struggente malinconia della notte e dell’irrazionale richiamassero il mare nero cantato dal poeta simbolista Arthur Rimbaud. Del resto, come afferma lo stesso Kounellis “l’artista dialoga con tutta l’arte, ma poi ha i suoi prediletti”.
E così penso ad una poesia di Ferruccio Benzoni dal titolo “Creaturina di mare”, riletta di recente, che ha acceso in me un sinergismo pittorico non solo dal punto di vista emotivo ma anche da quello più propriamente descrittivo e sensoriale, in linea appunto con questo mio progetto artistico. Il “profumo” del paesaggio, dei luoghi marittimi del litorale romagnolo ha intriso in modo profondo l’esistenza e l’attività artistica di chi in questi luoghi ha vissuto, dando vita ad una sorta di geografia sensoriale della memoria che si va a ricreare in queste mie opere.
In un testo del 1976, Benzoni riferendosi alla mia pittura giovanile, ancora alla ricerca di un “linguaggio autentico”, ne parlava come di una situazione d’eclisse: “… posso solo dire come, dietro la tua vicissitudine formale, la tua folgorazione cromatica, un ragazzo intuisca quanta primavera sia sfiorita e, insieme, quanto rovello perché una rosa, nonostante tutto, abbia il suo colore”. A partire da questo momento, mi sono avvicinato sempre più alla poesia, da cui ho tratto “nutrimento” per il mio lavoro, traendone spunti, forza espressiva, non certo per rappresentare una “poesia visiva” bensì una pittura sensoriale lirica e astratta che è quella che mi rappresenta e che fa parte della mia essenza artistica.
La serie di carte intitolate “Creaturina di mare”, che ho realizzato appositamente per questa esposizione a Casa Pascoli, trasforma il mio vissuto, richiamato alla memoria, in ricerca artistica. In un momento storico in cui l’arte contemporanea si inabissa in un vuoto incolmabile di decorativismo estetico, questione risaputa da chi, a partire dagli anni settanta, ha seguito gli sviluppi dell’informale astratto, riconoscendone i veri protagonisti, sento, in quanto artista, la necessità di riconquistarne l’essenza, mettendone in luce una mia personale interpretazione. Come del resto ricorda Claudio Spadoni in un suo saggio, nelle mie opere si parla di rimandi a luci, riverberi, atmosfere, perfino ad odori e sensazioni, “tratti paesaggistici apparentemente “dimenticati” che tornano in pittura lasciando echi, corrispondenze, e infine tracce di un passato che in fondo non passa mai ”.
Tutto questo per riconfermare quanto la poesia e la pittura possano “contaminarsi”, così come le altre discipline artistiche tra loro, non più rinchiuse settorialmente. Ecco quindi che questa poesia di Benzoni “Creaturina di mare” raccoglie quel sentimento evocativo che porta l’artista ad immaginare il proprio “universo”; il ragazzetto sulla rena del mondo argenteo e sublime del mare fino al respiro dello sguardo, dove gli accadimenti si ripetono ciclicamente, seguendo le stagioni con vesti e linguaggi diversi e che l’artista sa cogliere rappresentando il suo “linguaggio” contemporaneo e quindi il suo tempo.
Mauro Pipani_maggio 2024​