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Note



Il lavoro nasce dopo una attenta disposizione dei materiali usati. All'inizio creo la superficie del supporto ligneo su cui dispongo a strati, con attenzione: garze, tessuti, carte incollate, frammenti metallici, resine che generalmente caratterizzano l'incipit della creazione, sia nei piccoli o nei grandi formati. Mantengo tutto in posizione orizzontale, come fosse una pagina, poi solo alla “fine” verticalizzo l'immagine, ho modo di razionalizzarla pittoricamente. Durante questo procedimento lento e complesso riaffiora l'universo delle immagini, il pensiero psicologico, che non è mai premeditato.

La creazione ha origine da visioni liriche, frammenti emotivi che appartengono alla mia storia, poi divenuta 'mondo interiore', stabilendo quella che Freud definì 'relazione fra i sogni e la vita da svegli': landscapes di luoghi che esistono dentro di noi, che ci ricollegano con realtà ed emozioni del passato, espressioni della vita intellettuale di cui siamo stati spettatori o protagonisti. Sono memorie, immagini vivide, dettagliate e simboliche, che dipingo sulle rarefazioni di materiali cartacei sovrapposti. Immagini abbagliate, bagnate dagli argentei marini che lasciano pensare a profumi salmastri, scritture e accecamenti sull'acqua, per eccesso di luce. Quasi sempre vi sono parole che si librano nell'aria come suoni e sono la chiave di lettura del mio lavoro, la loro porta d'accesso.

Nell'insieme l’opera costruisce una visione onirica che porta lo spettatore sull’orlo dell’abisso interiore dei miei fantasmi, del mio mondo. Un mondo che a quel punto, grazie alla pittura, cessa di essere unicamente mio. Diventa una nuova realtà delle cose. Sono immagini condivise che, nelle mie intenzioni, dovrebbero portare lo spettatore ad una riflessione rallentata e parallela: l’assenza della figura dell’uomo mantiene alta la rappresentazione della visione immaginaria soggettiva, dei luoghi dove chi guarda l’opera può entrare da protagonista, come figura dominante, all’interno del quadro ed esserne euforicamente contagiato.

Le colorazioni sovente hanno aspetti leggeri, dilavati o volutamente “sciupati”, ma non per questo meno solidi e precisi. Perché il mio guardare e sentire il colore appartiene alla realtà di tutti i giorni. Meglio dire alla sua memoria visiva, non alla sua interpretazione. Non mi interessa, non spetta a me interpretare i segni o i simboli della vita che ho vissuto; quello che mi interessa è farla nascere, rinascere sotto nuova forma, come solida sinopia di un mondo che non c'è più, ma esiste ancora. È questo il patto segreto fra me e la mia pittura. Si può dire che parte del mondo che ho vissuto è messa in salvo nella mia opera. È un diario personale fatto di racconti, piccoli o grandi episodi della vita di tutti i giorni intrisi di nuova luce.

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