Geografie della Grazia
Mostra e installazione site specific presso
Chiesetta di Santa Maria delle Grazie al Furlo e Lavatoio di Fermignano (PU)
Con un testo di Pier Alberto Porceddu Cilione e testi di Mauro Pipani.
Dall’11 luglio al 17 agosto 2005
Con il Patrocinio del Comune di Fermignano, Assessorato alla Cultura​
Inaugurazione Venerdì 11 luglio 2025
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PROROGATA FINO AL 30 AGOSTO 2025
La mostra "Geografie della Grazia" di Mauro Pipani continua il suo viaggio visivo ed emozionale in due luoghi ricchi di storia e suggestione.L’artista firma un intervento site-specific di grande forza poetica e simbolica, trasformando spazi quotidiani e devozionali in ambienti carichi di riflessione, dove arte, spiritualità e vissuto si intrecciano in un linguaggio visivo stratificato e profondo.
CHIESETTA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE
10.00 – 12.30 / 16.00 – 18.30
Chiuso lunedì e martedì
LAVATOI DI FERMIGNANO
Ingresso libero
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Con la mostra Geografie della Grazia, Mauro Pipani presenta un progetto espositivo articolato in due sedi fortemente simboliche e identitarie: il Lavatoio di Fermignano e la Chiesetta di Santa Maria delle Grazie al Furlo. Due luoghi distinti ma profondamente legati al tessuto storico e spirituale del territorio, che diventano parte integrante dell’opera stessa.
In questi spazi carichi di memoria collettiva, l’artista realizza un intervento site-specific di grande potenza poetica e simbolica, trasformando ambienti quotidiani o devozionali in luoghi di riflessione, dove arte, spiritualità e vissuto si intrecciano in un linguaggio visivo stratificato e profondo.
Cuore dell’installazione sono gli ex voto laici e i medaglioni deposti nelle vasche del lavatoio: oggetti realizzati con materiali semplici ma intrisi di senso, simboli di una sacralità non religiosa, legata alla memoria, alla gratitudine e all’esperienza personale. Questi elementi, sospesi tra passato e presente, diventano testimoni silenziosi di una “grazia” terrena e universale.
Pipani reinterpreta in chiave contemporanea le forme votive della tradizione popolare, proponendo un’arte che si fa rito laico, espressione intima e collettiva allo stesso tempo. In questa dimensione, l’opera diventa luogo di incontro tra sacro e profano, tra gesto artistico e memoria condivisa, tra territorio e visione.