Derive e approdi
Viaggi nella leggerezza della materia
Ci sono concetti come flessibilità, modularità, plasticità che nel tempo a noi più vicino sono stati utilizzati per definire la società contemporanea ed in particolare la cultura e l’identità intese oramai non più come il risultato di un processo cumulativo quanto piuttosto come combinazione di frammenti differenti che all’occorrenza possono essere combinati, sostituiti o abbandonati. La cultura contemporanea è quindi scoperta e riscoperta continua. Ma questa libertà non è priva di tensioni ma anzi acuisce un generale senso di insicurezza, spaesa
mento e sradicamento, con equilibri instabili e precari spesso soggetti a mutamenti bruschi ed imprevedibili.
Lo scrittore spagnolo Josè Saramago ha scritto: “quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre”. Mauro Pipani è un viaggiatore. Un viaggiatore del mondo interiore che con forza e leggerezza crea immagini che trasmettono memorie, ricordi, narrazioni. Un sentire poetico che racconta il mondo attraverso alcune sue tracce stratificate in una contaminazione di segni, immagini, parole o silenzi. Un collasso del tempo e dello spazio. Un insieme di frammenti, residui, impronte. Un segno minimalista che parla di indeterminatezza, dissolvenza, liricità, sacralità, leggerezza e melanconia. Una poetica che cerca di trovare un punto fermo in un mondo in continuo movimento. Una poetica che ci chiede e richiede consapevolezza, riflessione, introspezione. Ci richiede tempo per andare oltre la superficialità quotidiana con la quale osserviamo il mondo e che non ci permette di scoprire che il nero ed il bianco non sono colori assoluti ma hanno infinite sfumature.
A livello internazionale altri artisti pur sviluppando percorsi di ricerca diversi da quelli di Pipani raggiungono risultati che si collocano in un ambito similare. Per esempio i dipinti dell’artista americano Sterling Ruby sebbene influenzati da implicazioni sociologiche legate alle lotte di potere, al vandalismo, alle demarcazioni sociali perdono il loro significato originario acquisendo una forza strutturata, ordinata, minimalista che ci riporta in una dimensione meditativa. Oppure, se pensiamo all’ambito fotografico le opere del britannico Idris Khan sono degli ottimi esempi come il nostro nei quali l’atto creativo viene raccolto in un elegante dimensione di riflessione. Archeologie mentali come nelle opere di Doris Salcedo che pur avendo un retroterra sociale e politico sono aperte a viaggi introspettivi e catartici.
Mauro Pipani rende leggera la materia. Sa come purificarla, mondarla di ogni superficialità. Sa come dare forma al respiro dei nostri passi, al silenzio delle nostre coscienze, alla forza delle nostre memorie. Tracce di contemporaneità. Tracce di un ordine perfetto. Tracce di senso in tempo di crisi.
“La porta, la soglia, la strada: attraverso di essi comincia il viaggio spesso reale – talora immaginario- che tocca paesaggi, frontiere, percorsi, mete visibili ed invisibili. Verso l’altro l’altrove, l’oltre. E alla fine del viaggio ritrovare sempre noi stessi, o un frammento di noi stessi”.
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