Antropocene
Il progetto Antropocene di Mauro Pipani a cura di Raffaele Quattrone con la collaborazione di Lucia Biolchini riflette come tutte le installazioni site specific dell’Autunno Contemporaneo sulla dimensione antropologica del sacro e della sacralità aprendo interessanti spazi di riflessione e confronto in un anno molto particolare: l’anno del Giubileo straordinario della misericordia.
Antropocene è un neologismo creato negli anni ’80 dal biologo Eugene Stoermer per indicare, scientificamente parlando, l’impatto delle attività umane sul pianeta. Esso però diventa di dominio pubblico quando nel 2000 il premio Nobel per la chimica Paul Crutzen lo utilizza per indicare come
il comportamento umano abbia influenzato, a partire dalla rivoluzione industriale del 18° secolo fino ad oggi, l’ambiente terrestre inteso come quell’insieme di caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche in cui si svolge ed evolve la vita determinando una nuova era geologica. In altri termini
Antropocene è l’epoca nella quale la specie umana “assume il ruolo di potenza geo-storica e l’uomo è in grado di alterare i cicli ecologici di tutte le specie naturali mettendone in discussione esistenza ed evoluzione”. Mauro Pipani ha lavorato su questo tema presentandone un primo progetto installativo curato da Annamaria Bernucci in occasione dell’ultima edizione della Biennale del Disegno di Rimini. Una tematica profonda ed intensa quella dell’antropocene che tuttavia Pipani riesce a rendere leggera, impalpabile, delicata. Una delicatezza e leggerezza però che non è sinonimo di superficialità ma trasmette memorie, ricordi, narrazioni aprendo al mondo interiore, spirituale, incorporeo, fonte di ogni rigenerazione e trasformazione. Archeologie mentali come nelle opere di Doris Salcedo che pur avendo un retroterra sociale sono aperte a viaggi introspettivi. Luoghi meditativi come nei dipinti di Sterling Ruby che sebbene influenzati da implicazioni sociologiche come lotte di potere, vandalismi, demarcazioni sociali perdono il loro significato originario acquisendo una forza strutturata, ordinata, minimalista. Tracce che ci riportano all’esistente fornendoci nuova consapevolezza. Per cercare e magari trovare un punto fermo in un mondo in continuo movimento.
Testo di presentazione "Antropocene" ex chiesa di Santa Rita Roma